One more thing: i nuovi Mac Silicon potrebbero cambiare il mercato dei PC
Con un cambio epocale, Apple passa dall’architettura Intel a quella ARM.
Nell’evento del 10 novembre, Apple ha presentato la nuova line-up di portatili e desktop Mac Silicon. Fin qui tutto regolare, annunci di questo tipo avvengono più volte all’anno. La vera rivoluzione è sotto il cofano, preannunciata già negli ultimi eventi della mela: il nuovo SoC (System-on-a-Chip) M1.
Non sono tanto gli 8 core CPU, gli 8 core GPU o i 16 core di motore neurale a fare la differenza, quanto piuttosto l’architettura su cui si basa il primo processore interamente creato da Apple per i propri computer: viene abbandonata l’architettura Intel in favore dell’architettura ARM. E i risultati si vedono: la batteria dei portatili raggiunge durate impensabili (il doppio o il triplo dei precedenti modelli), pur offrendo prestazioni migliori e scaldando molto meno, tanto da permettere nel nuovo MacBook Air una dissipazione passiva.
L’architettura ARM esiste dal 1983 ed è diffusissima in ambiente embedded e mobile: la quasi totalità degli smartphone e tablet funziona con processori di questo tipo. La caratteristica di punta che le ha valso il monopolio in questi settori è rappresentata dai bassi consumi elettrici, soprattutto rapportati alle prestazioni, che si traducono in batterie che durano di più e device che si scaldano meno. Nonostante la diffusione capillare di questo tipo di processori, la tecnologia ARM non era stata quasi per nulla utilizzata per i computer.
Quello di Apple si configura come un vero e proprio “strappo generazionale”, pari se non maggiore a quelli che la videro passare da processori Motorola a PowerPC negli anni ’90 e, soprattutto, dai PowerPC agli attuali processori Intel nel 2005. L’ultimo era stato un passaggio epocale, che aveva reso i Mac dei veri e propri PC, rendendoli in grado di utilizzare lo stesso hardware degli altri produttori e soprattutto lo stesso set di istruzioni per la programmazione: proprio queste caratteristiche avevano dato un aiuto alla diffusione dei computer della mela al grande pubblico. Ma allora perché ritornare indietro ed essere ancora una volta “diversi”?
E’ presto detto: Apple ormai ha un nome e una diffusione importanti in ambito desktop e soprattutto laptop (intorno al 10% del market share) e la tecnologia ARM è ormai matura per poter raggiungere (e superare) senza problemi le prestazioni dei processori per computer. Altri produttori si stanno pian piano orientando su questa architettura, ma l’azienda di Cupertino è la prima ad aver forzato una transizione completa di tutta la sua offerta hardware. Il passaggio ad ARM non sarà improvviso ma avverrà nell’arco di un paio di anni. Questo permetterà ad Apple di superare le attuali limitazioni (come l’impossibilità di usare un processore grafico dedicato o di una quantità di RAM superiore ai 16GB) e di guadagnare un importante vantaggio sul mercato. Producendo i propri chip, sarà in grado di integrare ancora di più il proprio software col proprio hardware, diminuendo al tempo stesso la dipendenza da Intel sull’evoluzione tecnologica del processore. Tutti i propri device utilizzeranno la stessa architettura, permettendo di eseguire nativamente il codice: le app per iPhone e iPad possono già essere eseguite sui nuovi Mac Silicon senza alcun intervento da parte degli sviluppatori, allargando enormemente il parco software disponibile.
Per beneficiare completamente del nuovo hardware, i software dovranno essere nuovamente adattati e ricompilati con i tool messi a disposizione. Apple ha però già pensato ad un meccanismo di emulazione chiamato Rosetta 2, che permette l’esecuzione di software PC su M1 con prestazioni pari almeno a quelle attuali, se non superiori.
L’azienda del compianto Steve Jobs e dell’attuale Tim Cook cercherà, come spesso ha fatto, di cavalcare l’onda e di essere la prima a innovare; in una certa misura essere “diversi” è sempre stato il modo di fare Apple, nel bene e nel male: rimuovere il lettore floppy prima e il lettore cd/dvd poi dai computer per renderli ancora più piccoli o stilosi, togliere il jack audio dagli iPhone, introdurre il notch sullo schermo, togliere il caricabatterie dalle confezioni… Gli esempi sono molti e spesso molto criticati all’inizio. Sarà il mercato a decidere se Apple ha ragione o meno.
Fonte: techcrunch.com