Apple e Facebook: è guerra aperta sulla privacy
Nuove limitazioni alla condivisione dei dati per la pubblicità personalizzata.
La privacy non è mai stata così tanto al centro delle discussioni come in questo periodo. Protagonisti, ancora una volta, i titani della Silicon Valley: Apple e Facebook.
A lanciare l’ultima sferzata è stato Tim Cook, CEO di Apple, in occasione della giornata internazionale della protezione dei dati. Durante la Computers, Privacy, and Data Protection conference di Bruxelles dello scorso 28 gennaio, alla presenza di accademici, istituzioni politiche e aziende, ha pronunciato un messaggio forte e chiaro. Un vero e proprio “j’accuse” contro le aziende tecnologiche che utilizzano la profilazione e il traffico dei dati personali per generare profitti, collegando il modello di business di Facebook alla diffusione di dati per la pubblicità personalizzata.
A conferma della sua posizione, Cook ha presentato, proprio durante uno dei più importanti eventi sulla privacy, l’App Tracking Transparency, una nuova feature con cui chiedere agli utenti se vogliono permettere ad app e siti web di proprietà terze di tracciare le loro azioni su iPhone e iPad.
L’App Tracking si sostituirà a l’Id for Advertisers, il codice identificativo unico che permetteva agli sviluppatori di seguire i movimenti degli utenti tra app a fini commerciali.
Gli sviluppatori prevedono che solo il 10-30% circa degli utenti acconsentirà effettivamente alla raccolta dei propri dati, rendendo molto più difficile per gli inserzionisti rivolgersi a potenziali clienti.
Questo cambiamento, che suggerisce l’esistenza di un compromesso tra pubblicità personalizzata e privacy, ha il potenziale di ribaltare il core business di Facebook. Secondo il social network di Menlo Park, infatti le modifiche alla privacy di Apple danneggerebbero la sua attività pubblicitaria, il cui business model si basa sulla raccolta profilata.
La società di Mark Zuckerberg sta portando avanti un attacco diretto alle nuove politiche di Apple, auto-eleggendosi portatore degli interessi delle piccole e medie imprese, che perderebbero fatturato derivante dalle vendite online, oltre a delineare un possibile comportamento anticoncorrenziale.
La partita è aperta. I prossimi mesi saranno dunque decisivi per capire se il modello di business di Facebook reggerà all’attacco di Apple ma, più in generale, gli sviluppi e le nuove sfide del settore data e advertising.
La privacy sta diventando sempre più un asset aziendale che ha un suo valore economico, in qualsiasi settore, che impatta sulle performance media, a livello paid ma anche organico.
Fonte: wired.it